Mi chiedo, con la penna in mano, nel giorno andato come un sovrano… se il tuo amor sarà per sempre rivolto altrove, o a me, continuam… Cosa farò di questo abbraccio
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
È vero, sono come il fuoco che accende le timide lampare, come la maschera di un carnevale.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita