Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.
Fiocchi di membra, ossi spezzati e vitelli mai nati.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,