Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
È vero, sono come il fuoco che accende le timide lampare, come la maschera di un carnevale.
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Bruma sui colli, Piede in pauta,… Orti e mandorli in fiore, Decantano l’alba senza rumore. Qua e là una lepre salta,
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Il gatto gioca, con le cicale, Il sole spiana vecchie zanzare. Sale il giorno
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine