Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Fugge la corte il passero inquieto, il suo canto dolente, gli dei han posto il veto. Agita le zampette
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Ho visto una fata dal cuore gentil… nel grembo portava i color dell’ap… Il rosso, di lacrime e sangue, il nero come tana d’amante. L’azzurro, il verde,
Fiocchi di membra, ossi spezzati e vitelli mai nati.
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Il gatto gioca, con le cicale, Il sole spiana vecchie zanzare. Sale il giorno