Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Non fermarti o morte, c’è posto per entrambi, sul sentiero, tra gli alberi. Li, io
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Buonanotte fiordaliso, hai le stelle nel guanciale, hai la luna per amico, per coperta hai foglie e fico. Io, ho un letto sgarrupato,
Sarà l’amore, Il sorriso sopraffino. Saran le fragole, sarà il buon vino.
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto