La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.