Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Non fermarti o morte, c’è posto per entrambi, sul sentiero, tra gli alberi. Li, io
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
Mi chiedo, con la penna in mano, nel giorno andato come un sovrano… se il tuo amor sarà per sempre rivolto altrove, o a me, continuam… Cosa farò di questo abbraccio
È vero, sono come il fuoco che accende le timide lampare, come la maschera di un carnevale.
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Le mie scelte, non le rimpiango. Se le ho prese, era per una ragione.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Fiocchi di membra, ossi spezzati e vitelli mai nati.
Il gatto gioca, con le cicale, Il sole spiana vecchie zanzare. Sale il giorno
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.