Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.
Ingegnere, Idraulico, Mercante. Soffri d’amor, Ne ebbe
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
Fugge la corte il passero inquieto, il suo canto dolente, gli dei han posto il veto. Agita le zampette