Il gatto gioca, con le cicale, Il sole spiana vecchie zanzare. Sale il giorno
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Bruma sui colli, Piede in pauta,… Orti e mandorli in fiore, Decantano l’alba senza rumore. Qua e là una lepre salta,
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
È vero, sono come il fuoco che accende le timide lampare, come la maschera di un carnevale.
Fiocchi di membra, ossi spezzati e vitelli mai nati.
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico