Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
T’amo, e più non odo le mie parole. Sol delle tue, ora m’è colmo
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Buonanotte fiordaliso, hai le stelle nel guanciale, hai la luna per amico, per coperta hai foglie e fico. Io, ho un letto sgarrupato,
Lo senti, è il canto dei campanili, delle mie incertezze, onda, dei tuoi sospiri. È il fuggir grave,
Non ci saranno prediche, Né più sermoni, Su ciò che ha afflitto Noi, Uomini nuovi.
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Quanti lustri ci separano, da ciò che eri e ciò ch’è stato. Dai ricordi di un bambino, da rincorse a perdi fiato. Dalla scuola e le sue madri,
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Tumultua l’anima E tinge il pianto La solitudine Di non amarti.
Travagliata pietra gravida di terrore e rabbia, a chi ti rivolgi in questa notte scura?